Image
Image

Vernissage della X tappa
della BIAS 2020 - PADIGLIONI
Biennale Internazionale Arte Contemporanea Sacra delle Religioni dell'Umanità


PADIGLIONE ABRAMITICO



Abramo: eroe della fede, autorevole e obbediente portavoce della parola di Dio, Patriarca delle tre grandi religioni monoteiste – Ebraismo, Cristianesimo e Islamismo – da lui stesso diacronicamente accomunate, sigillo della storia della credenza, ponte tra Occidente e Oriente. La storia di Abramo [in ebraico, ‫ם‬ ָ‫ה‬ ‫ר‬ ָ ‫ב‬ ְ ַ‫א‬, ’Aḇrāhām anche Avraham, tradizionalmente inteso come ‘Padre di molti’ e in arabo ‫ابراهيم‬, Ibrāhīm], reale o letteraria che sia, è narrata nel Libro della Genesi come anche nel Corano. Le arcaiche origini comuni delle tre confessioni monoteiste, che a loro volta portano sulle spalle il peso dei sincretismi culturali sedimentati nel tempo (dal neoplatonismo alle influenze politeiste, asiatiche e africane) e che, paradossalmente, rappresentano una percentuale bassissima di fedeli nel Mondo, divengono testimonianza privilegiata del dialogo interculturale tra i popoli e delle analogie strutturali che caratterizzano non solo il pensiero dell’uomo, ma anche la sua co-azione sociale. Ogni artista che ha scelto il Padiglione Abramitico, come innesto espressivo, ha avuto la possibilità di riconoscersi in una delle tre religioni monoteiste, pur mantenendo saldo il principio non di un’unità assoluta e/o relativizzante, quanto semmai di una complessità storica con cui il Presente deve sempre confrontarsi, specialmente in un momento come il nostro, marchiato da un pericolosissimo collasso cognitivo.


PADIGLIONE ESOTERICO



L’esoterismo – dal greco ἐσώτερος, ‘interno’ – è quell’insieme di dottrine, simbologie e rituali riservato ad una ristretta élite di persone: gli iniziati, i sapienti. L’uso del termine si fa risalire alla differenziazione delle opere aristoteliche in due categorie, “Esoteriche”, rivolte ai propri discepoli, ed “Essoteriche” [dal greco ἐξωτερος, ‘esterno’] per un più largo pubblico. La nostra storia è attraversata in effetti in tutte le società da questa dicotomia letteraria, che è prima di tutto collettiva, coniugata a sua volta in classi e in ordini culturali. Dalle religioni arcaiche a quelle pagane, dalle religioni monoteiste alle filosofie orientali e occidentali, dalle correnti mistiche alle pratiche alchemiche, dalle società teosofiche alla Massoneria, la diffusione di una conoscenza illuminata e reservata attraversa lo spazio e il tempo, coinvolgendo tutti gli attori sociali, sovrani e politici, artisti e personaggi illustri. Gli artisti che hanno optato per questo padiglione lo hanno fatto per le più disparate ragioni, tutte connesse da un medesimo comune denominatore: lontane da ogni contaminazione New Age e animate, invece, da un profondo spirito di ricerca, le loro opere dialogano con la complessità del simbolo e la profondità di una conoscenza ancestrale, immanente, non immediatamente visibile, non fenomenica, ma metafisica.


PADIGLIONE BUDDISTA



Il Buddismo non è solo una tra le più antiche dottrine religiose del Mondo, legata alla metempsicosi, o che ha trovato grande diffusione nel subcontinente indiano, nell’Asia orientale e in Europa, ma è anche e soprattutto una ricerca speculativa, illuminata, che si interroga sul senso della vita e della morte, sulla possibilità di affrontare gli accadimenti quotidiani alla luce di un’etica per così dire stoica, ovvero lontano da quegli aggregati, fisici e spirituali che, in stretto legame con la materia sensibile destinata alla decadenza, creano nell’uomo sofferenza esistenziale, dukka in sanscrito. L’artista che ha scelto il padiglione buddista è un uomo che, medium l’arte, cerca di trovare il senso del proprio ruolo nella società e soprattutto una strada alternativa per viversi.


PADIGLIONE FILOSOFICO



Tutta la storia della filosofia è attraversata da due grandi quesiti fondamentali, declinati nel corso del tempo da scuole di pensiero collettive o autonome che si avvicendano. Interrogarsi sul senso del dualismo della natura [vita vs morte, espressione fenomenica e/o sensibile vs metafisica/trascendenza] e sul ruolo che ha la Ragione nell’affrescare la vita dell’uomo sulla Terra, in sposalizio o in contrasto con la sua componente sensibile e istintuale. Il Padiglione Filosofico consente agli artisti di muoversi su un più libero terreno di ricerca personale, intima o condivisa, spaziando nella policromia della conoscenza, strumento essenziale che l’uomo ha a disposizione per inquadrare il senso della propria vita e identità.


PADIGLIONE DELLE RELIGIONI PERDUTE



La complessità di questo padiglione si invera nell’autorappresentazione da parte dell’artista, all’interno di un nucleo filosofico, ideologico e religioso mineralizzato, cristallizzato nel corso del tempo. Le religioni antiche, “morte” come si dice per le lingue, continuano a vivere nelle testimonianze letterarie, artistiche e archeologiche che ci sono pervenute.Sono, essenzialmente, motori immobili di una duplice ricerca: consentono di meglio comprendere la documentazione del passato, il senso attribuito alle cose dalle popolazioni che l’hanno vissuto, la loro storia, la loro langue culturale, e, al tempo stesso, sono sempre monoliti formativi, modelli di natura non solo artistica ma soprattutto etica. Le nozze di Cadmo e Armonia di Roberto Calasso, compendio letterario raffinatissimo della mitologia classica, si apre con il celebre preludio di Sallustio, «queste storie non avvennero mai ma sono sempre», a indicare l’autorevolezza, all’epoca già presente, che il pensiero antico ha avuto e continuerà ad avere sulla vita dell’uomo. Religioni e filosofie arcaiche, greco- romane, fenicio-puniche, assiro-babilonesi, cananee, preislamiche, precristiane, oggi non più esistenti, dimostrano che la memoria storica può essere vissuta e non esclusivamente musealizzata, che il linguaggio del Passato – sia esso verbale, scritto, gestuale, cultuale, artistico o antropologico – non ha mai perduto la sua vitalità.


PADIGLIONE SCIENTIFICO



Kilani, illustre antropologo tunisino, ha condotto delle ricerche, negli anni Novanta, a Gafsa, nelle oasi del Sud tunisino presso una comunità che non conosce il valore della scrittura per come noi lo intendiamo. Ciò che diversifica la credenza religiosa da quella scientifica non è di natura meramente ontologica, quanto di matrice culturale e sociale. Per noi il prestigio di uno studioso o di un documento è dato dal consenso del laboratorio presso cui opera e dall’autorevolezza della sua traccia scritta in sede sperimentale. Per gli abitanti del villaggio di Gafsa citare un documento genealogico, una fonte d’archivio che avvalori la testimonianza condivisa dagli altri membri del gruppo presenti, non equivale mai alla reale esistenza dei dati stessi. L’importante è che la loro esistenza sia vissuta dall’intero gruppo: se è così, la traccia, la fonte documentaria, la citazione proposta nella conversazione diviene mito che si fa norma, elemento di aggregazione e di identità partecipata. In altri termini, Kilani, attraverso questa esperienza sul campo ha dimostrato che esiste, accanto a una memoria artificiale dotta, libresca, scritta, ufficiale come la nostra, anche una memoria vissuta che agisce nelle comunità, mezzo simbolico che rafforza la credenza, la coesione sociale del gruppo e la sua identità: «la credenza è ciò che è in gioco tra gli individui che credono, è un prodotto della società e nel contempo la produzione di un legame sociale». L’importanza di questo padiglione, dunque, si rivela non soltanto nell’espressione di un pensiero artistico razionale e non- fideistico, ma soprattutto nella possibilità di rivedere il concetto di credenza alla luce di un livellamento sociale che deve sempre tenere in considerazione l’esistenza imprescindibile di società egemoni e società subalterne, per dirla con Gramsci, declinabili in modo diverso nelle diverse società umane. La coniugazione del Padiglione Scientifico nell’opzione darwiniana ha consentito agli artisti di muoversi alla ricerca delle origini della vita su un terreno più matematico che speculativo, al fine di mostrare nel rispetto della diversità, le analogie strutturali che legano tutti gli uomini del Mondo, in ogni dove e in ogni tempo.


PADIGLIONE DELLE RELIGIONI AFRICANE



La vastità del continente africano riversa la sua complessa differenziazione anche nelle pratiche demologiche, nella policromia delle lingue e delle culture, nella ricca gamma di religioni e credenze professate e seguite dalle popolazioni. Al Cristianesimo e all’Islamismo in primis, all’Induismo e al Buddismo in minor parte, si accompagnano numerose confessioni locali e tribali, distribuite geograficamente su larga scala o anche in piccole aree comunitarie. L’Animismo è una tra le più complesse e diffuse, fondata sulla credenza in altri esseri semi- divini [accanto agli dèi veri e propri], che risiedono nella Natura, spiriti o demoni che esercitano un’influenza ineluttabile nei confronti dell’uomo, ora benevola e feconda, ora malefica e mortale.L’artista si riallaccia alle suggestioni estetiche e filosofiche legate all’arte primitivista, alla concezione pancronica della storia, che tiene in considerazione le origini delle cose (diacronia evoluzionista) e il loro agire in quel dato momento preso in esame (sincronia strutturalista). Come in una scacchiera, dice Lévi-Strauss, ogni elemento culturale è una pedina che ha bisogno delle altre per avere un senso, una funzione simbolica. In altri termini, durante una partita a scacchi, la pedina ha senso soltanto se vista in relazione all’azione delle altre, con cui è in stretto rapporto di interscambio. Entrare nella logica del sincretismo e dell’interscambio culturale è di certo una tra le modalità più logiche e corrette per attraversare la soglia della conoscenza senza alcun pregiudizio.

Image
Image

Symposium del padiglione filosofico
The time of game / The game of time


4 Agosto 2020

Ore 19:30


WISH - World International Sicilian Heritage, da una progettualità dell’artista Rosa Mundi, con la Fondazione Donà dalle Rose promuovo la BIAS 2020, una ciclopica esposizione transnazionale di arte contemporanea sacra legata alla spiritualità dell’artista e rivolta a tutte le religioni dell’umanità, in una mostra internazionale, sia nei luoghi che nelle partecipazioni simultanee con numerose tappe che conducono lo spettatore dal Veneto alla Sicilia, dalla Toscana al Piemonte sino alla Sardegna, dal Mediterraneo all’Egitto nella penisola del Sinai, dal Senegal alla Russia passando per la Spagna, Tenerife e la Jamaica, in un susseguirsi infinito di tappe. Alla BIAS concorrono tutte le forme di arte: figurativa, performativa, cinematografica, design, musica, architettura.

La spiritualità dell’artista è il focus principale della BIAS, inteso come motore del linguaggio prescelto in grado di andare oltre le barriere linguistiche e geopolitiche, oltre i confini nazionali, in una visione universale che individua nel dialogo tra arte e religione un medium privilegiato di valori etici ed estetici. L’arte diviene strumento di dialettica, di riflessione sul concetto di identità, per segnare un percorso inter/trans-religioso funzionale al disvelamento della complessità, quanto mai attuale, della diversità umana e della sua altrettanto polisemica produzione artistica. La lingua, credenza e la religione hanno una funzione pregnante nella società umana, consentono la comunicazione, ne affermano i livelli di definizione, coadiuvano nella costruzione del senso che l’uomo attribuisce al proprio vissuto, sia metafisicamente che bio-culturalmente. Se la religione ha contribuito, sin dalle origini, alla lettura interpretativa del mondo, l’arte è il linguaggio immediato attraverso il quale il mondo è stato impresso, indagato, emulato e sublimato. Religione e arte sono strettamente connesse, in virtù di un medesimo principio che le accomuna, la ricerca del senso della vita come della morte, intesa esclusivamente quale crisi della presenza. Riprendendo pertanto i canoni e le matrici delle spiritualità manifeste i Padiglioni della BIAS sono senza muri, senza barriere architettoniche tra di loro, catalogandoli in: Padiglione Abramitico, Padiglione Scientifico, Padiglione Filosofico, Padiglione Esoterico, Padiglione Archeologico, Religioni Perdute, Padiglione Buddista, Padiglione Induista, Padiglione Sciamano, Padiglione Religioni Africane, Padiglione Zorastriano, Padiglione Paragnostico, Padiglione Web Art.

L’arte contemporanea non può essere più inserita, come è accaduto in passato, in una scuola di pensiero unica ed egemone. Le nuove acquisizioni scientifiche hanno permesso di allargare l’osservazione e le sue prospettive di decodificazione, di comprendere, nell’identificazione di un’opera d’arte, sia le istanze individuali, intimiste, dell’artista, sia il suo percorso formativo, che non può prescindere dalla cultura di appartenenza, la nazione in cui è nato ma quello che ha vissuto in una visione neoumanistica attiva. La cultura, del resto, deve essere riconsiderata in una dimensione di movimento persistente e di sincretismo performativo. Sullo stesso piano viene affrontato un altro concetto cardine, la credenza. Essa va riletta in una modalità del tutto nuova, non facilmente incasellabile o assimilabile a sinonimi subalterni. La credenza può riguardare la fede o le pratiche rituali popolari, come anche l’idea di un progetto scientifico che ha validità solo se riconosciuto dalla comunità di studiosi che crede nella sua autorità.

BIAS vuole contribuire alla realizzazione di un percorso di crescita collettiva, di un contesto di espressione artistica e dialogo interreligioso, al confine tra il sacro e la spiritualità più eclettica, vuole superare i limiti espressivi della lingua e della non-conoscenza delle religioni e delle culture dell’altro, vuole in sostanza trasformare l’arte contemporanea in uno strumento di indagine, denuncia, conoscenza, per annientare l’azione cancerogena del pregiudizio, nato più per finalità politico-economiche che per ragioni altre. La BIAS e la collettività che intorno ad essa ruota, sono chiamati ad autodeterminarsi nell’indagare parametri di appartenenza alla propria gang di partenza piuttosto che alla nazionalità riportata sul proprio passaporto.

100 artisti, disseminati nei siti BIAS 2020, indicano il filo invisibile dell’arte che tutto unisce. La prima tappa della BIAS è stata a Venezia, città dalle mille stratificazioni ed intrecci, la seconda nel parco monumentale di Villa Barbarigo di Valsanzibio, nei Colli Euganei ove nel 1630 si fermo la peste bubbonica da secoli meta di purificazione e rinascita. Il legame con il Parco Archeologico di Lilibeo, terza tappa è data dal sua intima relazione con l’umanità delle religioni perdute, le cui tracce sono rinvenibili nel bellissimo percorso museale di Baglio Anselmi e vive e pulsanti nelle fibre dell’arte contemporanea che diventa strumento di riscoperta e di rinascita, ripartendo proprio dalla bellissima statua di Venere che accoglie il visitatore nella prima sala del museo per poi proseguire verso la quarta tappa, il MUME Museo Interdisciplinare Regionale di Messina, nel quale l’intima relazione tra il passato ed il presente, spicca nell’autentico e inedito dialogo creato dalla BIAS 2020 tra gli artisti celebri del passato e quelli contemporanei. La quinta tappa ci riporta nel versante ovest della Sicilia, nelle sale della Fondazione Orestiadi, a Gibellina, interrogandoci sul tema del tempo, tra le ferite del passato per poi giungere alla sesta tappa a Palermo nel cuore del Porto, al Loggiato di San Bartolomeo pronta per salpare verso nuovi lidi dalla Sardegna, nello spettacolare ed ormai storico borgo marino di Porto Rotondo, a Palazzo Marchetti nella città di Malfa a Salina nel cuore delle isole eolie a Salina, nel trecentesco Hotel Metropol di Taormina, sulla linea francigena nel magico Monte Amiata nel Castello Aldobrandesco di Arcidosso e a Merigar in collegamento con Tenerife e Barcellona con International Atiyoga Foundation per poi aprire in autunno nel cuore di Amsterdam presso Binnekant Gallery e Villa del Cedro, Dakar ed altri siti in Senegal, l’Egitto del Sinai, San Pietroburgo, Pechino, Giamaica.

Arte, performance, concerti, teatro, progetti architettonici, spettacoli, conferenze ed incontri sull’arte, l’estetica, la spiritualità, il diritto e l’economia dell’arte animano da giugno a dicembre i luoghi dei Padiglioni della BIAS 2020. Il tema della BIAS 2020 è il gioco “The Game: the time of game and the game of time” , è stata preceduta dalla BIAS 2018 sul tema “The Gate: porta itineris longissima dicitur esse”,dalla BIAS 2016 “ The Creation | La Creazione”, nel 2014 con “ Fortezza Libraria” e nel 2012 da “ Sicilia: i volti di una umanità”. Il fulcro centrale della BIAS è la Sicilia ed il suo essere al centro del Mare Internum Nostrum. BIAS 2020 è un’esposizione d’arte che si snoda sottoforma di grande gioco dell’oca, come rappresentato dall’artista Rosa Mundi, http://bias.alerando.it/ , in cui gli artisti nell’operare ed istallare le loro opere site specific affrontano il tema del gioco e la relazione intima tra il sacro ed il profano che nella congiuntura della simbologia del gioco.


Gli artisti dell’edizione BIAS 2020 sono:



Cristiano Alviti, Patrizio Alviti, Andrico Fabio e In-Dialog Collective, Camilla Ancillotto, Abir Arafeh, Hadeel Azeez, Rosa Anna Argento ,Gaetano Barbarotto, Bianca Beltramello, Fiorella Bonanno, Anca Borieu, Judith Boy, Momò Calascibetta, Olivia Calinescu Yanku, Andrea Cantieri, Carlo Cantini - Cristina Degli Innocenti, Daniele Cascone, Florinda Cerrito, Maddalena Cervinzo, Maria Cristina Cincidda, Ivana Click, Bartolomeo Conciauro Alberto Criscione, Liborio Curione, Francesco Cuttitta, Paola D’Amore, Dynamic Space Of The Element, Concetta De Pasquale, Rita Degli Esposti, Marie Claire Delamichelle, Angela Di Blasi, Angelo Diquattro, Edoardo Dionea Cicconi, Egybadour, EPVS, FADIBÉ, Roberta Faja, Felix Feltrin, Hirton Fernandez Junior, Compagnie Le Temps Du Ne Danse, Rosario Genovese, John Gian, Daniela Gorla Fossa, Margherita Grasselli, Francesco Grasso, Lucio Greco, Tiffani Gyatso, Kazuyuki Kanda, Mohamed Keita, Bernard Langestein, Zhang Lanpo, Gabriella Lupinacci, Francesca Romana Mainieri, Gabriella Maldifassi, Marie Malherbe, Rosalia Marchiafava Arnone, Giuseppa Matraxia, Antonio Mauro, Jasazii McKenzie , Isabella Messina, Ileana Milazzo, Sara Mineo, Daniela Monaci, Niccolò Montesi, Rosa Mundi, Teresa Noto, ORA, Giulio Orioli, Luca Pantina, Valerio Perino, Fabio Pilato, Alexander Sasha Popov, Giovanni Puntrello, Mariella Ramondo, Massimiliano Reggiani, Carla Regina, Collettivo Di Bernardo Rietti Toppeta, Enzo Rullo, Anna Sances, Maria Elena Serrano Santos, Nancy Sofia, Laura Tabanera, Pierdonato Taccogna,Benedetta & Miralles Tagliabue, Alimberto Torri, Francesco Trovato, Ute Pyka & Umberto Leone, Maria Felice Vadalà,Tiziana Viola-Massa, Sandro Von Einsiedel, Janine Von Thungen, Guan Yuliang, Roberto Zamparo, Ning Zhang, Li Zhiguo, Vadim Levin In Collaboration with «Art of foto»: Vadim Levin, Roman Zemlyachev, Igor Smolnikov.

Image

Il Progetto in 3D dell'Auditorium

Fai una donazione

Sostieni il progetto del Cine -Auditorium a Salina ed aiutaci a diffondere cultura
palazzo-marchetti-logo-stripe.jpg

ORARI DI APERTURA
tutti i giorni
ore 18:00-21:30

Contatti

via Conti, 28
98050 - Malfa, Salina (ME)
+ 39 333 906 8 222
info@palazzomarchetti.it
#CinemaPerSalina

Seguici

Sostienici